I culti e le credenze sono un enorme patrimonio culturale nascosto che viene tramandato dai discendenti degli schiavi. Queste pratiche oscure esprimono un’identità culturale che da sempre è in pericolo.
La cultura popolare brasiliana è caratterizzata da un continuo intrecciarsi di pratiche rituali con credenze a sfondo religioso. Questa relazione tra diversi mondi culturali e religiosi è ben rappresentata dal significato simbolico che i discendenti degli schiavi africani danno ad una leggenda ben nota. Questa narra che se un afro-brasiliano muore in Brasile, il suo spirito ritorna in Africa, da sempre considerata come il luogo dove sorge il paradiso. Per conoscere la cultura del popolo brasiliano, non si può fare a meno di studiare ed analizzare i vari rituali di espressione di magia nera e bianca, noti come candomblè, quimbanda, umbanda, le cui radici affondano direttamente dal panteismo naturale africano. La dimensione religiosa in cui l’uomo si trova passa attraverso l’adorazione di tutte le forze naturali, arrivando a percepire il suo "io" come parte integrante dell’intero universo. Attraverso una forza mentale sviluppata e praticando questi rituali magici, si affina maggiormente questa percezione.
Rituali afro-brasiliani
La misticità dell’Africa svela i lati più oscuri delle forze cosmiche, rappresentando in modo simbolico i contenuti sacri, attraverso un linguaggio usato dagli iniziati che va oltre il naturalismo e l’ecologia, arrivando ad esprimere il misticismo tramite la musica, le danze, i colori e raggiungendo il suo massimo nella poesia tradizionale del Nordeste.
Questi rituali afro-brasiliani, oltre ad avere parecchie affinità con i riti cristiani, hanno attinto a piene mani dal folklore brasiliano, dalle leggende portoghesi e dalla mitologia degli indios. In questo universo mitologico afro-brasiliano c’è un incontro e un miscuglio di diversi fattori: sogno, fantasia e realtà, ma anche i culti pagani e la grande devozione alle feste cattoliche e l'idea di risollevarsi da una condizione sociale degradata e aspirare ad una liberazione di tutti gli oppressi.
L’osservanza di queste pratiche magiche africane è stata però percepita come atto sovversivo dei discendenti degli schiavi, e di conseguenza venne vietata dalla polizia. Questa “contro-cultura”, creata prima dagli schiavi e in seguito adottata largamente dalle classi più povere, si oppone alla cultura delle classi più agiate.
Nel mondo dei rituali afro-brasiliani il concetto di “diversità” ha un valore completamente differente rispetto alla cultura dominante. Essere diversi significa per loro essere a conoscenza di qualcosa che per gli altri è incomprensibile. Ecco perché se si viene a sapere che uno dei membri della comunità possiede poteri speciali o paranormali, questo non verrà etichettato come “strano”, ma verrà aiutato a svilupparli in modo successivamente da avere da lui risposte sulle questioni più misteriose e sugli interrogativi esistenziali personali o collettivi.
Origini
L’intreccio di questi riti e credenze è la conseguenza di numerose tradizioni tribali africane: sudanese, islamica e bantu. Quando la schiavitù finì, si generò una disgregazione di quel gruppo indigeno originario, che contribuì a disperdere l’originaria memoria collettiva “negra”. Uno degli esempi più evidenti è la macumba, una pratica che è diventata quasi una setta, e così facendo la cultura “negra” è stata ulteriormente emarginata.
Un esempio di assimilazione progressiva si è avuto invece con la cultura umbanda: i culti originari sono stati trasformati dagli intellettuali umbandisti in un nuovo tipo di religione. Questa nuova religione brasiliana, fondata da bianchi o mulatti di “anima bianca”, aveva dentro di sé il sangue “negro” di quegli schiavi che sono diventati proletari.
Un altro esempio di trasformazione di un culto africano originale è quello dello scambio avvenuto tra lo spiritismo e la cultura tradizionale bantu da cui sorsero le pratiche del candomblè e della cabula. Alan Kardec fondò questo movimento spiritista in Europa per poi portarlo, nel 1853, in Brasile. Nel 1865, in El Salvador, divenne una religione vera e propria, espandendosi poi in America del Sud: fu così che Rio de Janeiro arrivò ad essere uno dei centri dello spiritismo più importante al mondo, soprattutto per i suoi fini terapeutici. La cabula, ad esempio, è paragonabile alla classica seduta spiritica col “tavolino”. Chi vuol parteciparvi si ritrova di nascosto sotto ad un albero, in un bosco, dove viene allestito un altare. Qui si evoca uno spirito chiamato “tata” (che nel candomblè viene chiamato "Pai Joaquim", ossia Padre Joaquim) attorno ad un tavolo. Lo spirito si presenta ai partecipanti incarnandosi in uno di loro e dispensando consigli su necessità spirituali e materiali. Il capo di questa seduta si chiama embanda ed il suo assistente si chiama cambone. Questa riunione prende il nome di engira.